(A un bambino siriano)
Vorrei dirti - strappa, separa,
allontana dalla mente le ore del buio,
della notte, ciò che gli occhi
han visto del drago d'acciaio.
Le grida del silenzio,
le voci nel vento, l'urlo spietato
della morte - Non pensare
ai sogni impigliati sul filo spinato.
Vorrei dirti che le rovine di calce,
la terra assolata imbevuta di sangue,
finiranno tra lo strappo,
nei giorni cancellati.
Ma non esiste frattura - né gomma,
che possa cassare
il fantasma della paura,
la ferita inferta dal mostro d'acciaio.
Vorrei dirti ritroverai lo sguardo terso
dei cieli azzurri,
le favole calpestate da bocche
nutrite d'odio - affamate
da brame di conquiste.
Ma sono gocce le mie parole,
non lavano pagine sporche,
non fanno rumore.
Polvere volatile che scivola
su muri di torbidi interessi umani.
Stefania Pellegrini ©
(ITACA NEL CUORE - CTL Editore - Livorno)
3 commenti:
Bellissima poesia,ottima scelta!
Davvero bella, toccante e con un suo proprio ritmo.
Complimenti
Grazie per questi versi sinceri e puliti. Dovremmo scrivere di più dei mali di questo tempo.
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